Chapter 3

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    Chapter 3

    «Cazzo!» L’urlo lacerante squarciò il silenzio tombale del bosco. Chloe rimase immobile. Attonita. Sgomenta. Che poteva fare? Il sole stava quasi per tramontare e se non fosse riuscita a trovare un riparo l’Infetto l’avrebbe uccisa. Non contava sull’arrivo di Luke, ci avrebbe messo troppo tempo a trovarla in quel bosco e con il sole tramontato ci sarebbero stati molti più Infetti in giro. Luke e gli altri sarebbero stati in serio pericolo. D’altronde, però, non poteva neanche restare ferma lì dove si trovava; sapeva molto bene che gli Infetti avevano un fiuto eccezionale per la carne umana ed un ragazza umana persa in un bosco era una preda fin troppo facile per un letale Infetto.
    Mise la mani dietro la schiena.
    Dannazione. Aveva lanciato la zaino a Mett sulla jeep, se lo avesse avuto ancora con sé avrebbe potuto ricorrere al visore notturno, ma in mancanza doveva trovare un altro sistema e in fretta.
    Accese il comunicator e si collegò in breve tempo al computer centrale della riserva.
    «Identificarsi prego» disse la voce metalllica dell’IA a capo del sistema informatico della riserva. Era stato Luke a dotare il computer centrale di un’IA capace di interfacciarsi con gli umani presenti nella struttura, aveva pensato che sarebbe stato più semplice e di aiuto relazionarsi con un’interfaccia senziente ed intellettiva piuttosto che con uno schermo freddo.
    Chloe si schiarì la voce. «Chloe Rush» disse
    L’IA, un uomo con i capelli lunghissimi e neri legati con una treccia molto lunga, chiuse gli occhi e si tolse un paio di occhiali. Era entrato nella modalità “ricerca” e sotto di lui lampeggiava una scritta “loading”.
    «Andiamo Kage» disse Chloe, non aveva tempo da perdere «sbrigati a farmi entrare»
    L’IA Kage si rimise gli occhiali sul naso e riaprì gli occhi.
    «Ricerca completata» disse meccanico «Nessuna corrispondenza trovata»
    «Come sarebbe a dire?» tuonò Chloe «Non prendermi in giro Kage, fammi entrare!»
    «Nessuna corrispondenza trovata, ID non identificato» continuò Kage.
    «Kage sono io Chloe!»
    «ID non identificato» poi continuò «Mi dispiace Chloe ma se non riconosco il tuo ID non posso farti entrare nel sistema»
    «Kage dannazione! E’ urgente, perché fino a ieri non mi hai mai dato problemi?»
    «Il tuo ID è scomparso, Chloe, non è nei miei files. Probabilmente è stato rimosso»
    «Come sarebbe a dire rimosso?»
    «Vuol dire che è come se non facessi parte della riserva, mi dispiace, ma non posso aiutarti»
    «Non puoi risalire alla data di cancellazione?»
    «Posso provare a vedere i movimenti che hanno intaccato i miei files»
    «E allora sbrigati, la situazione è molto pericolosa qui»
    Kage si rimise in modalità ricerca, ma proprio in quel momento un urlo più forte sconquassò il bosco. L’Infetto si stava avvicinando. Chloe non perse tempo ed iniziò a correre, non poteva restare ferma troppo a lungo e decise di dirigersi verso ovest in modo da avere il sole dinanzi a sé.
    «Andiamo muoviti Kage!» urlò con il fiatone, non riusciva ad uscire da quel bosco di alberi rinsecchiti e l’Infetto non ci avrebbe messo troppo a trovarla.
    «Ricerca completata» disse Kage «ho trovato una manomissione al sistema avvenuta circa mezz’ora fa»
    «Mezz’ora fa?»
    «Sì è molto recente, ma di più non so dirti, non posso risalire alla fonte»
    «Grazie comunque Kage, ti prego almeno se riesci a metterti in contatto con Luke digli di non venire a cercarmi altrimenti gli Infetti lo assaliranno»
    «Vedrò che posso fare, Chloe, mi dispiace»
    Chloe chiuse il comunicator e seguitò a correre verso ovest quando ad un tratto scorse oltre il bosco qualcosa. Non riusciva a capire bene che cosa fosse, ma sembravano costruzioni, edifici, qualcosa che forse poteva assomigliare a costruzioni umane. Era una possibilità e con un Infetto alle calcagna era l’unica soluzione possibile.
    Accelerò l’andatura dirigendosi verso quelle costruzioni, ma sentiva chiaramente l’Infetto avvicinarsi. Gli urli si erano fatti più frequenti e sempre più forti, doveva trovare un riparo altrimenti sarebbe morta.
    Le costruzioni si stavano avvicinando e con un ultimo sforzo riuscì ad uscire dal bosco. Ciò in cui si ritrovò era una città abbandonata. Le case diroccate, le macerie ovunque ed una malsana desolazione che permeava l’aria. Non poteva restare lì a lungo e così si diresse verso il primo edificio che trovò. Provò a forzare la porta ma non vi riuscì, le diede allora una spallata ma così facendo creò uno scossone che fece cadere alcune macerie. Chloe si scostò appena in tempo prima che le macerie ostruissero il passaggio. Volse lo sguardo ad ovest e vide che il sole stava per tramontare e a breve tutto sarebbe diventato buio.
    Scosse la testa ed in preda alla disperazione si diresse verso il secondo edificio, provò ad aprire una porta e la maniglia si abbassò senza difficoltà. Aprì immediatamente la porta e si fiondò dentro la stanza richiudendola dietro di sé.

    Era buio. E l’aria era permeata di un odore acre e pungente, la temperatura era molto alta. Provò a spostarsi di qualche passo ma andò a sbattere contro qualcosa e si ritirò subito indietro. Fece qualche passo indietro e si attaccò alla parete tastandola con le mani finché non trovò un interruttore. Quando lo trovò sperò con tutta se stessa che vi fosse ancora corrente elettrica.
    Lo premette.
    In un primo momento non successe nulla, poi lentamente una lampadina appesa al soffitto iniziò a baluginare di luce e con alcuni sbalzi di tensione finalmente si accese inondando la stanza con una lieve luce soffusa.
    C’era un odore pungente dentro la stanza. C’era un odore troppo strano, un odore che Chloe conosceva molto bene e che aveva imparato a riconoscere.
    Quando la luce si accese, qualcosa appariva in fondo alla stanza, qualcosa che Chloe avrebbe dovuto supporre di trovare.
    Era lì lo vedeva davanti a lei, la stazza enorme, le grandi mandibole spalancate, le fauci irte di denti dalle quali colava bava densa e fluida, l’odore nauseabondo. La pelle gli ricopriva a malapena l’esoscheletro, le terminazioni nervose, i muscoli, le ossa, tutto si poteva vedere sotto quello strato di tessuto. La testa lunga e liscia rifletteva la fioca luce della lampadina che ignara pendeva dal soffitto della stanza.
    Un Infetto, un dannato maledetto Infetto le stava davanti. Avrebbe dovuto prevederlo, avrebbe dovuto capirlo, avrebbe dovuto immaginarlo. In poco tempo le sarebbe saltato addosso e l’avrebbe sbranata, una preda troppo facile.
    Sei stata una stupida, si disse ed iniziò a piangere.
    L’Infetto le stava a circa 2 metri di distanza, ma restava fermo e non mosse un solo muscolo. Il suo respiro era calmo.
    Da dietro di lui uscirono altri due Infetti. Ora erano in tre ed erano pronti ad ucciderla.
    In preda al terrore, alla disperazione, allo sconforto Chloe svenne cadendo a terra.

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    Edited by The Guardian - 12/4/2013, 06:05
     
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